Alessandro Amaducci: artista elettronico del 2010 La nuova arte digitale e desiderante italiana brilla a Barcellona (13-16-gennaio-2011)
Nell’avanguardia italiana, sempre in progress, al di là di certo manierismo specifico, dei media stessi poco aggiornati o addetti ai lavori spesso autoreferenti o intellettali specializzati, l’arte digitale o elettronica o video o net/computer art ha segnalato nel 2010 diversi artisti doc, alcuni anche già evidenziati in questo spazio controculturale.
Forse, le mappe son sempre importanti, pur in territori sempre imprecisi e mai esaurienti (il web è un universo, le società complesse attuali dei multiversi in scala!), tra i tanti, nel 2010 ha spiccato per produzioni particolarmente efficaci, persuasive, colme anche di bellezza archetipica e altri motivi, Alessandro Amaducci, certamente tra i più costanti ed attivi.
Quasi sempre in video tour, anche l’ancor giovane artista digitale, presente alle più importanti rassegne d’arte elettronica: a memoria……e tra le più recenti: Madatac 2, Muestra Abierta de Arte Audiovisual Contemporaneo, Madrid, 1-5 Dicembre; Optica II Festival Audiovisuel da Paris, 17-20 novembre 2010; The Scientist International Video Festival Ferrara 8-9-10-ottobre 2010, oltre a Visionaria (2010) e, ouverture del 2011 - cronaca live di questi giorni, a
NU’2 VideoDansa International Barcelona Prize, nell’ambito del Festival IDN - Image, Dance and New Media, Barcellona,
dal 13 al 16 gennaio 2011.
E, soprattutto nulla di manieristico o banalmente estetizzante, per forza trendy e alla moda: i dinamici e sempre imprevedibili videozoom di Amaducci, evidenziano una personalità digital non comune e globale, rispetto alla materia… dall’artista riformattata, plasmata, in dimensione squisitamente poetiche e poietiche e conoscitive.
Arte e scienza vagheggiavano i padri dell’avanguardia, dai futuristi a Kandisnsky e Franz Marc allo stesso Stockhausen o- nel settore- Naim June Paik e altri.
Amaducci si muove in questa costellazione: e non solo artista, anche metartista, esperto analitico delle nuove tecnologie, che trasmuta in opera d’arte attraverso una cifra medium non laterale o riduzionista, piuttosto quasi olistica, meglio netsferica.
Frullando in una sintesi complessa ma assai diretta e comunicativa, molti input standard delle avanguardie, ricombinandoli quali anelli evolutivi verso un nuovo corpo elettronico, senza organi, quasi, immateriale, umano e finanche postumano.
Certo concettualismo è start, punto di partenza, verso traguardi produttivi assolutamente pop. Certa provocazione sperimentale trascende il laboratorio soggettivo e di nicchia: la messa in forma, l’informazione artistica danza quasi per sospensione miracolosa di una microgravità spazio-temporale, tra ricerca del sublime e perturbanza, acido corrosivo sociale, l’avantgarde con la parola non minuscola, ma nanorivoluzionaria…
Certa spesso altrove rimossa, simbiosi, uomo-macchina, corpo tecnologia, sessualità virtualismo, in Amaducci è proiettata letteralmente nel ciberspazio, metaforicamente nel Reale, allo zenit. Ne esita un torubillon, una technodance vertiginosa e seducente, perversa ma a livello di giochi dell’Es, non banalmente liberatori, ma dal godimento.
Tra echi storici del nuovo immaginario technoscientifico artistico e culturale, tra Videodrome di Cronenberg, il Kubrick atipico di Eyes Wide Shut “>Eyes Wide Shut, decenni di teatro d’avanguardia o body art, le suggestioni di un Baudrillard, pixels culturali intercambiabili ad personam, Amaducci compone per l’arte digitale una colonna sonora visual e electro in dinamica dis-armonia con lo zeitgeist degli anni duemila.
Risultati già nettamente, anzi… net-digital-mente significativi!
Roberto Guerra