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Stefano Della Casa, Firmati Amaducci

Durante l’occupazione dell’Università a opera della Pantera, aveva realizzato un video molto particolare. Si parlava dell’occupazione senza mai inquadrare né gli studenti, né i professori e neanche le forze dell’ordine, solo i corridoi vuoti di Palazzo Nuovo, qualche scritta e alcuni manifesti, riuscendo a rendere climi e momenti dell’occupazione, sensazioni che un documento militante alla vecchia maniera non riusciva a ricreare se non eccedendo nella retorica.
Si chiama Alessandro Amaducci, il video in questione si intitola Transiti. (...) Attento al dibattito sul video (inteso come arte autonoma rispetto al cinema), l’autore è l’unico dei cineasti torinesi ad approfondire nei suoi lavori l’autonomia del linguaggio elettronico nei confronti di cinema e televisione.
Le sue opere vantano importanti riferimenti culturali, da Edgar Lee Masters ad Antonin Artaud, che vengono rielaborati attraverso un’interpretazione originale, efficace e riuscita. Un ruolo molto importante, a commento del flusso di immagini, è la musica originale curata da Ruggero Tajè (...).
Quasi tutti i suoi video sono autoprodotti, in collaborazione come il Centro Arti Visive Archimede e la Cooperativa 28 Dicembre: a dimostrazione che la preparazione teorica e l’intelligenza creativa sono in grado di aggirare qualsiasi problema di budget. In un periodo in cui il cinema non riesce a sollevarsi da una crisi generale di idee e la televisione scivola sempre di più nella banalità, una produzione così interessante (...) fa pensare che ci sia ancora spazio per il talento: basta cercarlo e valorizzarlo.

Torino Sette n.229, La Stampa, 3 luglio 1992, pg. 12

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