top of page

Franscesca Rossini, Su Alessandro Amaducci

La nostra stessa vita non è un racconto che avanza per frasi prestabilite, ma procede per incidenti ed eventi irripetibili e caotici, indeterminabili.”
Così la pensa il giovane videomaker Amaducci e certo di questa sua weltanschaung si nutrono voracemente i suoi video, “sintetiche” pillole di vita, spesso accelerati dal vorticismo dell’elettronica o all’improvviso quasi gaudenti della natura che pur scorre lenta.
Ed arriva, attraverso le coordinate mentali costruite da moduli geometrici che quasi schiaffeggiano la vista, a compiacersi di un corpo accarezzato da luce morbida o delle gocce d’acqua che lente bagnano le foglie. E se le Illuminazioni di Amaducci galvanizzano così tanto l’attenzione quasi da provare una sensazione di soffocamento, a sprazzi, si lasciano attraversare come “incidenti rirripetibil e caotici” da antiche verità sepolte.
Non quindi, o non solo pura ricerca estetica del linguaggio della videoarte, tra l’altro ben riuscita come in Casa matta o Voci di donna, ma anche sofisticata denuncia. In Decoder Amaducci propone una sovrapposizione di idee e immagini con cui denuncia un sottile filo conduttore tra i metodi di oggi per criptare le menti attraverso le immagini ridondanti della tv, in questo caso la pay-tv, e i metodi di allora, durante il regime nazi-fascista, causa di tanti morti di cui a volte si conosce solo una foto.
Con Senz’altro sentire, invece, l’autore torinese denuncia la violenza che scoppia e ci striscia sugli occhi che pur si fermano a pensare, prima che tutto si polverizzi nell’urto, in un Crash, il Big Bang, tutto umano purtroppo, che, al contrario, distrugge.

Catalogo L'occhio Infranto. Lo sguardo scatentato del video, pg. 61, 2003

bottom of page